Crisi climatica e caldo estremo, l’appello urgente dell’ONU: le 4 fondamentali priorità

Antonio Guterres, Segretario generale ONU ha lanciato un appello urgente in merito alla crisi climatica e al caldo estremo: tutti i dettagli da sapere

La crisi climatica e il caldo estremo sono tematiche estremamente attuali e che destano una forte attenzione, come si evince anche dall’appello urgente lanciato dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres. L’appello si lega proprio alla crisi del clima da affrontare, nell’ottica della protezione di coloro che sono maggiormente vulnerabili, della tutela dei lavoratori, del rafforzamento della resilienza delle economie e dell’abbandono dei combustibili fossili.

Crisi climatica
Appello urgente ONU sulla crisi climatica – huntermagazine.it

Un nuovo record si lega all’estate attuale, dal momento che in data 22.07, la temperatura media globale è arrivata a 17.16 °C, andando oltre il dato registrato l’anno scorso. Tale numero non è soltanto un dato statistico, bensì un allarme lanciato da Guterres riguardo una call to action. Il Segretario ha infatti affermato che il pianeta sta divenendo più caldo e pericoloso per tutti, dovunque.

Le ondate di calore intereranno miliardi di persone e spesse volte possono esser mortali, si tratta di una minaccia, quella legata all’“epidemia di calore”, non soltanto per la salute umana, ma anche per ambiente ed economia, dal momento che va ad ampliare le disuguaglianze e ostacola il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. L’OMM ha avvisato che le temperature maggiore di quaranta gradi, quelle non sopportabili, stanno divenendo sempre più frequenti.

Al riguardo, nel periodo luglio 23 – luglio 24, quantomeno 10 Paesi han visto registrare temperature maggiori di 50 °C.  A ciò si aggiunge il dato che emerge dalle proiezioni, poiché entro il 2050 diverse regioni del mondo potrebbero sperimentare temperature estreme con regolarità, con talune aree che sarebbero non abitabili.

Ad esser particolarmente vulnerabili, le città, che ospitano più della metà della popolazione globale, con l’“isola di calore urbana” che va ad amplificare l’impatto delle ondata di calore e stando a taluni modelli dell’Ipcc, diverse città diverranno luoghi dove le temperature estreme potranno persistere quasi per la metà dell’anno.

Il caldo estremo incide, in maniera seria e significativa, sull’economia globale, per lo più mediante la riduzione della produttività dei lavoratori. Nel 2022 tale aspetto ha generato una perdita media di reddito potenziale di ottocento sessantatré miliardi di dollari, e si potrebbe arrivare a 2.4 trilioni di dollari nel 2030. Accanto a questi aspetti, occorre pensare alla pressione del caldo estremo rispetto ai sistemi sanitari, all’istruzione interrotta, all’agricoltura danneggiata e alla crescita delle disuguaglianze sociale.

Crisi climatica e caldo estremo: l’appello urgente del’Onu e le priorità secondo Guterres

Un importante ed urgente appello arriva dall’Onu, al fine di intervenire e limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5 °C. Il Segretario, nell’ambito di una recente conferenza stampa, ha spiegato che miliardi di persone affrontano una epidemia di caldo estremo, con “ondate di calore sempre più mortali“. E con temperature che vanno oltre “i 50 °C in tutto il mondo”.

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Le 4 priorità espresse dal Segretario ONU Guterres – huntermagazine.it

Inoltre, ha aggiunto che il caldo estremo è la nuova anormalità”, tuttavia si possono ancora “salvare vite e limitarne l’impatto”. L’appello globale all’azione lanciato riguarda 4 aree, ed anzitutto prendersi cura dei più vulnerabili. Si tratta dei poveri nelle grosse città, e che non accedono ai sistemi di raffreddamento domestici. Ma anche donne incinte, persone con disabilità, anziani e bimbi piccoli. E ancora sfollati e malati. I decessi legati al caldo – ha spiegato – fra coloro che hanno più di sessantacinque anni sono cresciuti dell’ottanta cinque per cento in vent’anni.

L’Unicef- ha spiegato ancora –  dice che quasi il venticinque per cento di ogni bambino oggi è esposto ad ondate di calore frequenti, ed entro il 2025 “questa percentuale potrebbe salire a quasi il 100%”. Mentre, il numero di poveri urbani che si trovano a vivere in condizioni di caldo estremo, “potrebbe aumentare del 700%“. Per il Segretario occorre aumentare l’accesso al raffreddamento a basse emissioni di carbonio, aumentando anche quello passivo in virtù delle aree verdi e della progettazione urbana. Inoltre, i sistemi di raffreddamento devono esser maggiormente sostenibili ed efficienti.

Tali misure, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, complessivamente “potrebbero proteggere 3.5 miliardi di persone entro il 2050”, facendo anche calare le emissioni e portando ad un risparmio per i consumatori di mille miliardi di dollari l’anno. Altresì, la protezione dei più vulnerabili va rafforzata in linea con “l’iniziativa Sistemi di allerta precoce per tutti”. OMS e OMM stimano che potrebbero essere centomila le vite salvate all’anno tramite l’implementazione su larga scala dei sistemi d’allerta sanitaria per il caldo in cinquantasette Paesi.

Si passa poi alla priorità legata alla tutela dei lavori, e sestando all’Organizzazione Internazionale del Lavoro, più del settanta per cento della forza lavoro a livello mondiale, 2.4 miliardi di persone, si trovano ad elevato rischio caldo estremo. Riguardo Asia e Pacifico 3 su 4 sono oggi esposti al calore estremo, oltre 8 su 10 negli Stati Arabili e oltre 9 su 10 in Africa.

Intanto, Europa e Asia centrale sono quelle dove l’esposizione della forza lavoro al calore eccessivo è in crescita più veloce, mentre le Americhe registrano la più veloce crescita degli infortuni sul lavoro inerenti il calore. Elementi che impattano su persone ed economia, col caldo eccessivo che “causa quasi ventitré milioni di infortuni sul lavoro in tutto il mondo“. Oltre poi i trentaquattro gradi, “la produttività del lavoro diminuisce del 50%”. Guterres ha spiegato che occorrono misure di protezione dei lavoratori basi su diritti umani.

Più resilienza delle economie e addio ai combustibili fossili

La terza priorità, come spiegato nell’appello urgente del Segretario dell’ONU Guterres, si lega al rafforzamento della resilienza delle economiche e delle società, in virtù della scienza e dei dati. A causa del caldo estremo – ha spiegato, “le infrasttrure cedono, i raccolti falliscono”, così come cresce la pressione riguardo le riserve idriche, sistemi sanitari e reti elettriche.

Particolarmente preoccupanti sono le città, con un riscaldamento “doppio rispetto alla media globale”. Per tale ragione, il Segretario suggerisce un’adozione delle città di piani d’azione rispetto al caldo, completi e personalizzati, che si basino su dati e conoscenze scientifiche maggiormente affidabili.

La quarta priorità riguarda l’addio ai combustibili fossili. L’attenzione, ha spiegato, oggi si rivolge all’impatto del caldo estremo, ma vi sono diversi altri sintomi inerenti la crisi climatica. È il caso degli uragani dalla sempre maggior violenza, così come incendi, siccità, inondazioni e innalzamento del livello del mare. Il contrasto di tali sintomi richiede di “combattere la malattia“. La malattia é “incenerire la nostra unica casa”. E ancora, “è la dipendenza dai combustibili fossili”.

Per il Segretario, “I Paesi devono eliminare gradualmente i combustibili fossili”, in maniera rapida ed equa, e occorre si ponga “fine ai nuovi progetti sul carbone”. C’è bisogno che il G20 sposti i sussidi “verso le energie rinnovabili”, e che sostenga Paesi e comunità vulnerabili. Inoltre, i piani nazionali di azione per il clima occorre mostrino il modo in cui ciascun Paese “contribuirà agli obiettivi globali concordati alla COP 28″, riguardo il triplicare la capacità di produrre energie rinnovabili a livello globale e porre fine alla deforestazione entro il duemila trenta.

Infine, il Segretario ONU ha anche affermato che agire sul clima rende necessario farlo anche a livello finanziario, e ciò include l’unione dei Paesi per l’ottenimento di un “solido risultato finanziario dalla COP29″. Avanzamenti rispetto alle fonti di finanziamento innovativo, una crescita drastica della capacità di prestito delle banche multilaterali di sviluppo, così da sostenere i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi del clima. Inoltre, i Paesi maggiormente ricchi che rispettino ogni impegno finanziario per il clima.

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