Nell’acqua potabile è presente una sostanza molto pericolosa, poco conosciuta ma dagli effetti devastanti. Come evitare la contaminazione?
Secondo un rapporto PAN Europe, l’acqua che beviamo sarebbe contaminata da un composto derivato dai PFAS, sostanze perfluoroalchiliche. Si tratta dell’acido trifluoroacetico (TFA), che si forma dalla degradazione dei PFAS ed è in grado di resistere a lungo nell’ambiente.
Questa sostanza è ancora poso nota ma molto dannosa, come emerge dai dati pubblicati da PAN Europe, che ha analizzato 23 campioni di acque superficiali e 6 campioni di acque sotterranee prelevati da 10 Stati dell’Unione Europea.
Le analisi evidenziano la necessità di un’azione decisa da parte delle istituzioni, perché più del 98% dei PFAS rilevati è TFA, la sostanza che si genera dalla degradazione dei pesticidi. Ma quali sono gli effetti di questi composti?
Dalla ricerca pubblicata da PAN Europe è emerso che il 79% dei campioni d’acqua testati aveva livelli di TFA superiori al limite legale di 500 ng/l, imposto dalla Direttiva UE sulle acque potabili. La quantità di TFA riscontrata nelle acque analizzate varia da 370 ng/l a 3.300 ng/l, con una media di 1.180 ng/l.
Si tratta della più rilevante e pericolosa contaminazione idrica territoriale derivante da una sostanza chimica prodotta dall’uomo. I pesticidi PFAS, in particolare, sono la causa primaria della contaminazione nelle zone rurali, anche più dell’inquinamento industriale.
Al momento, purtroppo, la normativa europea sui pesticidi non è riuscita a garantire un’idonea salvaguardia delle falde acquifere perché l’industria ha per anni sostenuto che tali sostanze non fossero tossiche, nonostante le smentite da parte degli scienziati (alcuni studi, ad esempio, dimostrano i danni sul sistema riproduttivo).
Il problema è che, attualmente, il TFA è poco conosciuto e poco studiato e non esiste una normativa che imponga dei limiti alla sua presenza nell’acqua potabile. Nel 2016, l’European Food Safety Authority (EFSA) ha stabilito una soglia di tollerabilità pari a 50 microgrammi (µg) di TFA per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Di recente, l’Istituto Nazionale Olandese per la Salute Pubblica e l’Ambiente (RIVM) ha fissato un limite inferiore, di 0,32 µg per chilogrammo di peso corporeo al giorno.
Per prevenire i rischi per la salute dell’uomo, PAN Europe ha proposto un intervento da parte dei Governi, tramite la previsione di un apposito divieto all’uso dei pesticidi contenenti PFAS e dei gas fluorurati e la previsione di un limite massimo di TFA nell’acqua potabile. Prioritaria sarà la predisposizione di una regolamentazione a livello europeo adeguata, per tutelare in maniera efficace le risorse idriche, perché tutti hanno diritto alla fruizione di acqua pulita e sicura, priva di sostanze chimiche pericolose.
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