Maurizio Mattioli è un attore che tutti amiamo, per la sua effervescente romanità e la bontà d’animo sempre dimostrata oltre che per l’innegabile talento. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.
Nelle ultime settimane avevano fatto rumore delle sue parole sul possibile ritorno in tv de I Cesaroni, che sembravano di fatto smentire quelle del collega Antonello Fassari che invece aveva già annunciato il ritorno sul set.
Abbiamo deciso così di interpellarlo per chiarire un aspetto che, fin dall’inizio, era sembrato piuttosto nebuloso. Ma ora lasciamo la parola al diretto interessato, affrontando anche altri argomenti molto interessanti legati al suo presente e al suo passato.
Di recente ha lavorato a un docufilm sulla vita di Alberto Sordi, ci racconta questa esperienza?
Mi è piaciuto molto quel poco di girato che ho visto, vediamo come lo prenderà la gente. Ci sono delle documentazioni nel film di che nessuno sa, tipo il nonno era un fornaio. Magari sapevano che il papà era un musicista, ma tante cose tante piccole sfumature dei personaggi che stavano intorno a Sordi ragazzino non si conoscevano. Chi ne sa invece ha raccolto tutto con una certa dovizia di particolari ed è stata fatta una bella cosa.
E come mai è stata scelta proprio Narni per le riprese?
Hanno scelto Narni per le riprese per ringraziare la città di uno splendido murales che gli è stato dedicato.
Parlando sempre di Alberto Sordi, lei è un attore romano, un romano verace, che cosa ha significato per lei professionalmente?
I romani della mia età, quelli che fanno il mio mestiere diciamo, sono un po’ tutti figli di Sordi. Non si parla solo di un grande attore, ma di una vera scuola, di una di un’epoca. E non ha fatto solo ridere Alberto, ha girato anche film piuttosto seri, certo sempre in tema di commedie, ma anche commedie amare come La vita difficile. Senza dimenticare Un Borghese piccolo piccolo, La grande guerra, Detenuto in attesa di giudizio e tanti altri ancora. La sua è stata una scuola importante, al di là poi del dialetto che uno parla.
Avete mai avuto modo di lavorare insieme? Ha dei ricordi di Alberto?
Mi chiamarono a fare un doppiaggio su un suo film e io ero lì, facevo delle piccole battute al doppiaggio tanti anni fa e lo conobbi lì. Lui stava in sala a dirigere, devo dire è stata esperienza molto bella anche se non ho mai avuto modo di poterlo conoscere più profondamente. Però mi risulta che prima che fui scelto per fare Mastro Titta al Sistina, Garinei interpellò due o tre attori perché non credeva in me. Nel senso io venivo da quella sua commedia molto bella, la facevo bene, Un paio d’ali, ma aveva paura di bruciarmi. Tutti iniziarono a dirgli di chiamarmi, ma lui temeva questo e io non capivo perché mi sarei dovuto bruciare, anche se era un ruolo difficilissimo che aveva fatto solo Aldo Fabrizi. Allora lui interpellò Proietti, Sordi stesso, Manfredi e tutti gli dissero che aveva me, mi conoscevano perché m’avevano visto in una piccola cosa in televisione. Sordi gli disse che quel ragazzo, cioè io, era bravo, ma questa cosa poteva sembrare una chiacchiera. E invece no perché la sorella al funerale mi disse che io ad Alberto piacevo tanto e fu per me un motivo di orgoglio senza ritorno. Un ricordo che ancora adesso mi tocca.
Si è parlato molto di alcune sue dichiarazioni recenti sui Cesaroni che alcuni hanno preso come un “I Cesaroni non si faranno”. Mi può dire cosa pensa realmente su questa cosa?
Io non ho mai detto che non si farà una nuova stagione dei Cesaroni, ma solo che non sono stato ancora chiamato per rifare Augusto. C’è stato un fraintendimento. Non so nulla, perché nessuno mi ha interpellato. Io credo che non abbiano cercato ancora nessuno tra i protagonisti, perché aspettano la certezza per magari fatti di produzione e temporeggiano di divulgare le riprese della nuova stagione, ammesso che si debba fare. Aspettano forse notizie più precise. Ma io ho detto solo ho detto non so nulla per perché non mi hanno detto nulla.
Lei lo farebbe nuovamente Augusto Cesaroni?
Per me è stata un’esperienza bella. Sai soprattutto per per quello che riguarda il rapporto coi giovani, con i ragazzini. L’altro giorno stavo facendo un giro a Cinecittà World, un bambino si è avvicinato e mi ha detto che aveva visto tutte le puntate dei Cesaroni. Questo non può che farmi piacere. E certo se mi interpellano perché dovrei dire di no.
Voglio parlare, inevitabilmente, di una persona a lei molto legata, Angelo Bernabucci. Si è celebrato da poco il decennale della sua scomparsa e questo straordinario caratterista viene ricordato sempre troppo poco. Cosa può dirci di lui?
Angelo è stato un grande compagno di viaggio, è morto 10 anni fa, pensa sono già passati 10 anni, non l’avevo calcolato. L’unica cosa che mi ha rammaricato e stata non vedere nessuno al suo funerale. C’era soltanto quell’attore napoletano con gli occhiali simpatico, Luigi Petrucci, che aveva fatto con lui Compagni di scuola. Ci guardavamo io e lui ma non senza dirci nulla però entrambi non capivamo come fosse possibile che non c’era nessuno. Forse c’era qualcuno del quartiere, qualcuno con cui lui quotidianamente magari faceva una partita a carte e altro, lì sotto e dove c’aveva un negozio di libri.
Che uomo era?
Era ragazzo un po’ più grande di me, ci trovammo subito, eravamo molto simili come romanità. Un uomo come lui è davvero difficile trovarlo. Si sposò dopo che io lo conobbi e pensa che quando facemmo poi dopo Fratelli d’Italia e Tifosi mi parlava del matrimonio che era andato così male, era solo lui durante la lavorazione e ne parlava molto. Era un uomo solo, viveva con la mamma anziana, la struttura classica di romano un po’ mammone che non se ne va mai da casa. Non aveva fratelli mi pare di ricorda. Una sua cugina al funerale mi disse che ero stato per lui un amico vero. Mi piaceva tanto come persona, era un uomo buono.
Un altro attore con cui poi ha lavorato e che di recente è stato suo testimone di nozze è Enzo Salvi, che rapporto avete?
Con Enzo ci vediamo quotidianamente ormai da anni anche per questi Din Don che facciamo adesso. È un’altra persona per bene, un altro bravo ragazzo, un uno senza fronzoli, vive in maniera semplice la sua realtà di attore con i colleghi e di padre con i due figli che ha certo. È un un ottimo marito ed è proprio una persona per bene, gli voglio bene pure a lui tanto tanto tanto. Pensa che domani lo incontro e andiamo a pranzo insieme a Ostia.
C’è un film, per un motivo o per un altro, che nella sua carriera gli è rimasto di più nel cuore, a cui è più legato?
Con Vanzina ho fatto belle cose, tra queste cito Il pranzo della domenica. Il mio era un bel personaggio, quell’uomo semplice non sofisticato come gli altri cognati, quello che addrizzava un po’ le cose a tutti. La moglie era Barbara De Rossi. Quando me l’ha fatto fare Vanzina evidentemente vedeva quelle cose in me. Lo feci molto bene tanto che mi candidarono insieme a Rocco Papaleo al Nastro d’argento. Sono molto legato a quel papà di Memphis di Immaturi, mi ha portato tanta notorietà. Sono molto legato al Bagaglino e alla mia avventura col maestro Maestro, un fratello più grande, Pingitore che è stato per me fondamentale.
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